L’intervista – A Paolo Sammarco.
<Non è mai facile parlare quando le cose non vanno come ci si aspetta all’inizio, forse si è creata anche tanta aspettativa all’inizio dell’anno rispetto alle reali capacità della squadra. Sapevamo che avremmo dovuto lottare nei bassi fondi della classifica, però si sperava di essere più vicini alla salvezza>.
Inizia così il suo intervento in Passione Frosinone Paolo Sammarco. Il centrocampista giallazzurro, ospite ieri pomeriggio negli studi di Radio Day, ha analizzato la stagione che sta per volgere al termine, e che vede il Frosinone ad un passo dalla retrocessione in Serie B.
<Ci sono stati dei momenti in cui abbiamo dimostrato di poter stare in questa categoria. Purtroppo non sono bastati anche perché le partite che ci potevano dare slancio le abbiamo sbagliate>.
Secondo te squadre come Spal, Bologna, Udinese, sono così superiori rispetto al Frosinone?
<Singolarmente forse sì. I felsinei, ad esempio, si sono attrezzati molto a gennaio e hanno dei giocatori di categoria. L’Udinese come sempre pesca un po’ in giro per il mondo, la Spal invece ha fatto questo filotto di partite alla fine della stagione. Secondo me hanno qualcosa in più, però non sono così distanti>.
Quando sei arrivato in Ciociaria anni fa, avresti mai immaginato di raggiungere questi risultati?
<Era difficile preventivarlo. Quando sono arrivato qui nel 2015 non mi aspettavo di andare subito in Serie A. Il primo colloquio con Stellone fu emblematico, perché mi disse che avremmo vinto il campionato. Era convinto, sinceramente ho pensato fosse pazzo (ride, ndc). Abbiamo disputato due stagioni di A e due di B ad alti livelli, e penso che le scelte future penso che saranno sempre improntate verso campionati di alta fascia>.
Ti sorprende l’affetto che la gente di Frosinone nutre nei tuoi confronti?
<Mi fa grande piacere. Quest’anno soprattutto, dopo le scelte iniziali, la gente mi è stata vicino. E’ un bell’attestato di stima, soprattutto per l’uomo. Quando mi sono alzato in piedi contro la Spal la gente mi ha applaudito, e queste sono cose che restano>.